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    Societa'Italiana di Chirurgia

    Subito dopo il 1870 i chirurghi italiani "ormai italiani anche politicamente" si unirono ad altri colleghi per dar vita ad una unica Associazione Medica Italiana che organizzo' Congressi Nazionali a scadenza annuale sino a quello di Modena nel 1882. Nello stesso anno e precisamente il 29 gennaio 1882 Ferdinando Palasciano di Napoli insieme a Enrico Albanese di Palermo, Enrico Bottini di Pavia, Giuseppe Corradi di Pisa, Carlo Gallozzi di Napoli, Pietro Loreta di Bologna, Costanzo Mazzoni di Roma diramo' una circolare nella quale invitava i colleghi a far sorgere una Societa' Italiana di Chirurgia:
    "...Lo scopo elevato, cui mira la proposta Associazione ed il bene, che potra' ridondarne al decoro al lustro della Chirurgia Nazionale, giova ritenere, non troveranno languido lo spirito dei contemporanei e la Societa' fin dal nascere porgera' larghe promesse di una vita feconda".
    A tale appello risposero, entusiasti, 103 ( o 104 ?) chirurghi; il 3 aprile 1882 la Societa' fu fondata e venne stabilita la data del I Congresso che si tenne a Roma nell'aprile del 1883. Costanzo Mazzoni, Presidente del Congresso e della neonata Societa' di fronte a circa 30 soci , nel suo discorso inaugurale esordi' cosi':
    " L'illustre mio predecessore, il Palasciano di Napoli, inaugurando nel decorso anno la prima adunanza della Societa' Italiana di Chirurgia, dimostro' con ferme parole come la fondazione di una societa' di chirurghi italiani… dovesse riuscire proficua all'Arte, alla Scienza ed alla Classe. In verita' appo noi la Classe Chirurgica, sebbene goda privilegi e alta posizione sociale, nullameno spesso e' dimenticata e piu' spesso costretta ad atti, che la rendono schiava ed umiliata. Parlino per me quei Chirurghi, i quali obbligati ad obbedire alle esigenze del foro, debbono sopportare fatiche ingrate e penose, sempre rimunerate con umiliante e indecorosa mercede…Parlino i Chirurghi delle piccole condotte i quali, dopo lungo ed onorato esercizio, trovano per compenso l'abbandono e lo sconforto. Eppure nessun'altra professione rende alla societa' benefici maggiori ne' piu' segnalati. Contro siffatta situazione non vi ha che un solo rimedio, l'unione cioe' salda e concorde fra Noi, stretta dalla stima reciproca e confortata dal reciproco consiglio… con tale intendimento … la nostra Classe potra' elevarsi… e circondarsi di quel prestigio che rende gli uomini apprezzati e protetti. E perche' questa concordia riesca efficace e duratura occorre che sia corroborata dal lavoro veritiero, efficace: da quel lavoro ispirato alla tradizione dell'arte e fecondato dai lumi del progresso…"




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